L’Area Riabilitativa della Salute Mentale saluta la primavera con quindici nuove piante, che da oggi cresceranno nell’area verde di via Belgiardino. Sono state donate dall’associazione Macusè di Cremona, al Dipartimento Salute Mentale dell’Asst di Cremona. Prendendosi cura di loro, gli utenti del servizio impareranno a prendersi cura di sé.
L’idea è stata annunciata lo scorso 17 novembre al teatro Ponchielli, a conclusione dell’evento TEDx “Ciao, benvenuta intelligenza artificiale”, risponde al desiderio di lasciare un segno. Come spiegano Davide Magnani e Gloria Papetti, membri di TEDx Cremona e referenti per l’associazione Macusé (presieduta da Andrea Mattioli, Organizer TEDx), «Abbiamo deciso di devolvere 1000 euro (un euro per ogni persona del pubblico) al Dipartimento Salute Mentale. Donare piante significa dare un contributo concreto alla città e lasciare un segno duraturo, che va oltre l’evento stesso. Non solo un gesto per aiutare il pianeta ma qualcosa che possa dare i suoi frutti, portando beneficio alle generazioni future».
La donazione comprende quindici fusti, tra cui quattro alberi di Giuda, tre susini, tre albicocchi, un noce, tre piante d’ibisco, una pianta di alloro, cui si aggiunge un sacchetto di semi di trifoglio, che sarà seminato con l’arrivo dell’autunno. La loro fioritura contribuirà al fabbisogno delle api allevate nell’apiario dell’Orto bio-psicosociale.
Come sottolinea Vanna Poli, responsabile d’area del Dipartimento salute Mentale e Dipendenze dell’Asst di Cremona (diretto da Roberto Poli), «La relazione tra le associazioni cremonesi e i luoghi di cura è da sempre virtuosa. L’attenzione rivolta al mondo della salute mentale ha una ricaduta concreta sui nostri servizi e sulle persone che ne usufruiscono, aprendo la strada a nuovi progetti condivisi. Iniziative come questa aiutano a sensibilizzare la popolazione e contribuiscono all’inclusione e alla lotta allo stigma, ripartendo dalla relazione. Come le piante, anche le persone in determinati momenti della propria vita possono avere bisogno di cure per tornare a fiorire».
Questa settimana, le piante sono state messe a dimora: «Fare questo lavoro in compagnia, ridendo e faticando, significa già fare inclusione», conferma Stefano Maggio, agricoltore che da dieci anni collabora al progetto dell’Orto bio-psicosociale. «È l’occasione per creare nuove amicizie e veder crescere poco alla volta il frutto del proprio lavoro».